Sono ormai diverse settimane che è nato questo blog.
Sono forse bastate, a malapena e forse, a stabilire il nome del blog e la piattaforma sulla quale realizzarlo.
Ho trascorso decine di ore a cercare e leggere nei forum le discussioni tra i sostenitori di wordpress e quelli di blogger. Come dicono gli inglesi “I compared pros and cons” e alla fine pare che, per un beginner, Blogger sia da preferirsi “hands down”.
Ogni istante che è vissuto consapevolmente non è mai sprecato. In fondo, tutte queste giornate trascorse, e magari le tante che ancora verranno, non sono state vane.
Io so che queste settimane, magari mesi (chi può dirlo), trascorse senza dare contenuti apparenti al blog, di fatto lasceranno sempre memoria di sé in questo blog. Sono i lunghi giorni delle riflessioni, dei costrutti puntualmente distrutti, i continui cambi d’idea, che accompagneranno ogni futuro sviluppo de “Sotto l’elmo di Kisciotte”. E sempre che Kisciotte non decida di cambiare titolo e magari pure piattaforma per l’ennesima volta.
A un certo momento però una scelta bisogna pur prenderla. Non perché io abbia l’arroganza o la stupidità (di fatto sinonimi) di credere che la mia scelta abbia un barlume di buon senso.
Semplicemente perché è l’immaginazione che ci rende immortali a noi stessi; quindi mi concedo l’illusione di tracciare io la rotta in questo frangente del mio esistere.
Tanto vale illudersi di poter scegliere, poiché, nell’attesa di non agire, il tempo scorre indifferente e, alla fine, la morte fa scelte precise e puntuali, senza galateo di preavviso.
Perciò, prima di ritrovarmi sulla lapide l’epitaffio “Qui giace uno che non seppe decidere per tempo nome e piattaforma del suo blog”, almeno inganniamo gli altri - non certo me, non certo l’oblio – che io abbia compiuto una scelta.
Quanto ci inganniamo nel crederci artefici piuttosto che artefatti!
La nostra fortuna, a ben pensare, non è quella di poter scegliere, ma di dover scegliere.
La morte è l’unico pungolo che ci costringe a vivere. Abbiamo un tempo limitato entro il quale agire. Forse una decina, una ventina d’anni in più o in meno, ma tant’è… nel fluire delle Ere del Tempo, la nostra vita è il singhiozzo di uno sbadiglio incompleto.
Almeno, sapendo di morire a breve, abbiamo una parvenza di impulso a cercare di compiere un’azione, realizzare qualcosa in questa vita. Se fossimo immortali, non correremmo il rischio di non morire mai. Cadremmo nel dramma di mai dover vivere!
Se sapessi di vivere altri 300 anni, questo blog non principierebbe mai, per fortuna tra mezzo secolo i lombrichi mi avranno già digerito da tempo. E se l’anima è immortale, troverà ad attenderla pazienti anime di lombrichi, anch’esse immortali, finché morte non sopraggiunga.
E allora proviamo a chiamarlo “Sotto l’elmo di Kisciotte”, proviamo a farlo su Blogger.
In quanto ai contenuti, ai pensieri, verranno da sé, quando, da che mondo è mondo, dai cieli dell’intelletto piovono parole d’inchiostro a dare significato ad esistenze altrimenti linde, pulite e mortalmente impeccabili.
Sarà un blog per me, già prezioso per il tempo che richiede scriverne i testi, ancora di più se anche una sola persona, di buona indole, spirito e cuore, vi inciamperà, imbattendosi in queste frasi.
E nessuno mai, all’ombra di quest’elmo, pretenderà applausi a comando.
Nel regno di Kisciotte non si spergiurano consensi in attesa che il gallo canti tre volte.
Nel mio regno, nell’aria tersa dell’aurora, ancor prima che il gallo la prima volta canti, agli opportunisti viene tirato il collo.
In attesa che un giorno la migliore ancella della vita, Madama Morte, deponga una lapide eterna, s a mozzare pietosamente inutili esistenze, senza preavviso e senza pretendere applausi.
La Morte, si sa, trabocca di amor proprio.
Ed io ci sono momenti nei quali… ho tanto amore da dare. Aggratis. Senza pretendere applausi.
K.
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