domenica 11 marzo 2012

Cani da polpaccio

Non ricordo la presenza di mio fratello nella scena, quindi o era appena nato e non in grado di starmi dietro o ancora vivevo in un eden senza rompicoglioni. Ne deduco che io avrò avuto circa otto anni. Ogni estate trascorrevamo i mesi estivi nella casa di campagna dei nonni materni, alle sorgenti del Livenza. Quando arrivavamo, aprendo la portiera della simca grigia, la mia prima aspettativa era ricevere le feste di Cita.

Cita era la cagnolina di mio zio Doro. L’ho sempre visto al lavoro nei campi con Cita incollata a lui. Mi raccontava che in una sera di pioggia aveva sentito abbaiare insistentemente al cancello del nostro appezzamento di terra, era andato a controllare e si era trovato davanti un cucciolotto fradicio. Mio zio non parlava molto, si teneva dentro come stipate sotto un fienile le cose che pensava, anche le emozioni, per paura che prendessero l’acqua e si marcissero a metterle fuori. Abitava in una casa ottocento metri sopra la nostra, col fratello e la sorella, e in nostra assenza ci teneva aperta la casa, per evitare che bisce e vipere ci facessero il nido sotto i letti. Intanto approfittava delle pur minime comodità che nella “casa alta” non aveva: televisione, bombola del gas, bagno con la fiamma dell’acqua calda, ecc..

Cita era una bastardina, ma appena lavata e asciugata si era rivelata di una bellezza da fare invidia a qualunque pedigree altolocato: pelo medio, bionda, nasino squisito e soprattutto una vivacità, una mansuetudine, un’intelligenza che nemmeno a cercarle negli ovetti kinder. Oserei dire perfino… riflessiva, quando mi fissava profondamente.
Su internet ho cercato un po’ e ho trovato questa foto, che le somiglia.
Stava dieci mesi senza vedermi, ma appena la portiera dell’auto si apriva, era tutta una festa. Dal primo all’ultimo giorno di vacanza, le mie giornate erano scandite da lei; che poi ci fossero le montagne dietro la casa o che il sole sorgesse o che i grilli cantassero, erano particolari irrilevanti.
Con Cita andavo d’accordissimo, mio zio le aveva voluto bene da subito, e siccome voleva molto bene anche a me, appena eravamo soli su nei prati della sua casa, diventava ciarliero e ci raccontava delle costellazioni in cielo, della poiana che volteggiava in caccia, di quando aveva addomesticato un tasso, del cervo che scendeva a mangiargli l’orto, di quella volta che la mucca gli era scappata via per il troi (sentiero) e l’avevano riacciuffata dopo chilometri.
Io e Cita stavamo lì accucciati, lingua fuori penzoloni, ad ascoltare.

Accadde che Cita diventò una signorina, e un’estate la trovai paffutella e incinta. A Milano in autunno arrivò la notizia che era diventata mamma di Lola. Il cugino di mia mamma d’inverno era andato su per sciare (perché dalla nostra casa si saliva in auto alle piste del Piancavallo) e ci riferì che Lola era una meraviglia pure lei. Solo che era diversamente splendida: una volpe in miniatura, nel colore e nelle forme, che come la mamma si sarebbe rivelata di ottimo carattere, dolce e intelligente.
L’estate successiva arrivammo in vacanza, ma di Lola nessuna traccia, perché mio zio l’aveva abituata a stare nella casa in alto, a far compagnia alla zia Andoleta (Angela) e allo zio Ernesto. Non voleva che andasse troppo in giro, che da basso c’era la strada con le macchine.

Beh, l’indomani io presi e andai su per vederla. La casa dei miei zii era appartata in mezzo al bosco sul crinale, e non pensavo al fatto che Lola, fatti salvi i miei zii, era cresciuta senza aver visto nessun altro essere umano. Gli zii erano a fare fieno in fondo ai campi e appena io mi affacciai sul cortile della casa, mi si avventò addosso una furia rossa. Ricordo come fosse ora che mi si fece incontro attraverso il prato davanti alla casa abbaiando e ringhiando, con una determinazione che non era solo di guardia. Era totalmente selvatica! Le avevo invaso il territorio. Non veniva per intimorirmi e scacciarmi, ma per mordermi mostrando i denti cattiva.
Io non sapendo che fare continuai ad avanzare piano e rigido dalla paura in direzione dei campi. Intanto Lola mi abbaiava e mi attaccava i polpacci. Avevo una paura fottuta e sono certo che, interpretando il mio avanzare rigido come strafottente indifferenza, da un momento all’altro mi avrebbe morso.

Se non che all’improvviso, sbucando da non so dove, richiamata dal frastuono, Cita si avventa sulla figlia; e ci si azzuffa. Vedo che la placca, la immobilizza tenendola con i denti per la collottola, senza farle male. Appena Lola dà segni di resa, Cita scatta verso di me e si mette a leccarmi i polpacci (cosa che non aveva mai fatto prima). Lola cerca di rifarsi sotto per aggredirmi e Cita di nuovo a saltarle addosso, fregandosene che fosse sua figlia, a domarla e subito di nuovo sui miei polpacci a leccarmi.
Ora temevo che prima o poi si sarebbe stancata e la furia di Lola avrebbe avuto la meglio. Invece no, con infinita pazienza e determinazione Cita andò avanti per tutto il tragitto ad aggredire la figlia per tenerla a bada e a venire a far le coccole a me, per farle capire che ero un amico.
Insomma, io me la ricorderò sempre quella scena. Cita frapposta tra me e Lola per difendermi. Ed è andata avanti così, incessantemente, per tutti i duecento metri che ci separavano dallo zio Doro. Con me che avanzavo pianissimo, tra lo spavento e il timore di provocare ancor più l’istinto selvatico di Lola se solo avessi aumentato l’andatura, accennando una corsa.
Fu qualcosa di fantastico, un delicato, tenace metodo d'insegnamento; quanto di meglio potesse fare una cagnetta, in mancanza di parole.
Una volta arrivati da mio zio Doro, che insieme allo zio Ernesto stava cavando patate da una cuiera (filare d'orto) sotto una murada (contrafforte di pietre), Cita ha continuato la sua commovente opera educativa.
È andata avanti per tutto il tempo un po’ giocando con sua figlia, un po’ venendo tra le mie gambe sul rival (pendio), dove me ne stavo seduto per riprendermi dallo spavento, a farsi coccolare. Per far capire a Lola che non ero una minaccia e invitarla ad avvicinarsi a me.
Quando sento nominare l'intelligenza riferita a un cane, io penso a quel momento.

Inutile dire che anche con Lola, dopo qualche giorno, divenni un tutt’uno. E fu esilarante la prima volta che la portammo nella nostra casa da basso. Vederla pattinare e spanciare sulle piastrelle della cucina come fosse sul ghiaccio, non essendo mai stata su superfici lisce, fu una scena tutta da ridere. Ma fece presto di necessità virtù, per venirmi a mangiare dalla mano sotto il tavolo, ogni volta che di nascosto le passavo i bocconi.
E ogni volta era una leccata di gratitudine.
Ai polpacci penzoloni.

K.

Questo post è dedicato a una bimba pelosa
Fuori uno!

44 commenti:

  1. Nobile, un post bellissimo!
    Molto emozionante, grazie davvero.

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  2. ma " can che abbaia non morde" ...

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    1. Quella era troppo occupata a ringhiare e mostrarmi le fauci; l'abbaiata era giusto un condimento.

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  3. non vorrei darti un dolore...ma nonostante abbia sbagliato a ricopiare i captcha
    perché la mia tastiera spesso fa a modo suo...ha pubblicato lo stesso!

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    1. Il mio captcha è sofisticato. Tiene memoria delle visite precedenti e tara di conseguenza il filtro di sicurezza d'accesso. Possiede un'intelligenza in grado di autoistruirsi in autogestione.
      Mi hai dato un'ottima notizia.

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  4. Gli animali sono esseri superiori...altro che noi umani :)

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  5. Questo post mi ha portato indietro nel tempo, ero una bimba più piccola di te quando abitavo coi nonni in campagna insieme al mio Lessi,doveva essere un incrocio tra un labrador e non che altra razza, ma era bello. Era il mio compagno di giochi, me lo sarei portato a letto se i nonni non fossero stati quei nonni all'antica che pensano che i cani dovevano restare fuori..E poi un giorno qualcuno me lo portò via....mi dissero che era stato un signore che vendeva mercanzie col suo furgoncino...ho pianto per giorni, ero arrabbiata con tutti perchè mi sentivo tradita.
    Sai che soffro ancora per lui? Infatti non sono riuscita a commentare oggi pomeriggio appena letto il post. Ho preso del tempo per ripensare a quei giorni...lo so sono patologicamente sentimentale... Ciao e grazie

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    1. Io penso che sarei un nonno all'antica. Al massimo ai piedi del letto o sopra le coperte, ma non sotto le coperte. Che sporca tutto!
      Mi hai fatto pensare all'angosciante scena (mai abbastanza dimenticata) di quell'accidente di mucca Rossella di Remì.
      Senza alcun intento di derisione per il grande dolore della piccola lillina :)

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    2. Oddio Remì che nostalgia...Ora però smettila che mi fai piangere oggi!

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    3. Ah, donne!
      Rispetto al maneggiare l'emotività femminile, fare il giocoliere con delle fiale di nitroglicerina è un gioco da ragazzi.

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    4. Non è la fiaba...e che mi torna in mente il periodo più bello della mia vita. Non perchè c'era Lessi neanche perchè guardavo Remì è che poi le cose sono iniziate ad andare storte.
      Te immaginati tra un po di anni quando i chapta saranno scomparsi....non venire a chiedere fazzoletti per asciugare le lacrime!

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    5. E tu per prepararmi a quei tempi grami, mi fortifichi fin da ora frustandomi a colpi di chapta... come già nei commenti da Speaker Muto...
      Si scrive captcha! Non puoi essere approssimativa su certe questioni cruciali! Santa pazienza!
      :D
      Una carezza e un augurio di serena notte :)
      Ciao

      (spengo e mi guardo "Angeli e Demoni" su La7)

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    6. no sto guardandolo anche io! ihihih chapta hahaahah lo dissacro perchè mi sta antipatico prrrrrrr

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  6. Il post è tutto bellissimo, ma mi permetto di sottolineare un colpo di genio:

    "Mio zio non parlava molto, si teneva dentro come stipate sotto un fienile le cose che pensava, anche le emozioni, per paura che prendessero l’acqua e si marcissero a metterle fuori."

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    1. Lo avevo notato anche io. Un'immagine direi quasi steinbeckiana. Lodi.

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    2. Anche a me ha colpito quel passaggio, mi sono ritrovata a pensare allo zio.... ed aver voglia di conoscerne di più su di lui.

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    3. Andiamoci piano con le offese!
      Steinbeckiano lo dici a tu...
      Ehm, scusa un attimo, Cervello mi deve dire qualcosa.
      Checciai da strattonare?!...mmm... ne sei sicuro Cervello?
      mmm... sì sì, ho letto "Quel fantastico giovedì"...
      Dici che è un complimento?... Quindi che faccio? Ringrazio? Ok, se lo dici tu, voglio fidarmi.

      Rieccomi. Ehm ehm... Grazie, mi hai tolto l'aggettivo di bocca.

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  7. il mio cane amoroso si chiamava Ninfa e capiterà di affrontare l'argomento visto che a un pomeriggio trascorso con lei cucciola e suo fratello Irgo associo la mia immagine di felicità (non sto scherzando).
    Quanto alla difesa dei propri cari... avevo anche un gatto, Baffino, ed erano amicissimi.
    Beh un giorno al vicino scappa il suo cane, un pastore tedesco femmina di nome Cora, e fa per avventarsi su baffino, senonché la Ninfa (alta poco più della metà, era un setter inglese) gli s'avventa alla gola, la stende e la costringe a riconsiderare la cosa.
    Scena indimenticabile... quindi ti capisco, ti capisco in pieno. Ti capisco al 99%.
    (1% captcha)

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    1. Bell'episodio.
      E bella percentuale.
      A volte sono le incomprensioni a tenere accesa la curiosità di una frequentazione...

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  8. Grazie, Kisciotte, dal mio cuore peloso.
    Sei un' Amico.

    (direi che c' è del terrier, d'aspetto e temperamento, nella tua dolce Cita: somiglia alla mia piccolina)

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    1. Figurati ;)
      Può darsi che avesse del terrier, può anche darsi che si sia intrufolata in qualche tana a trovare il fidanzato, perché sua figlia aveva un impeccabile manto marrone capriolo. Impeccabile leonina lei quanto volpina Lola.
      Eh, della tua soprattutto l'espressione e il naso me l'hanno ricordata :)

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  9. Io ho un gatto che si lascia annusare sotto la coda dai cani grandi e corre dietro ai cani piccoli, insomma crede di essere un cane anche lui, va bene lo stesso come commento immedesimante?
    (Oh, ho provato a sbagliare apposta il captcha ma mica mi ha fatto passare, ortatter marstess!)

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    1. Beh direi di sì, psicopatologia dell'annusata quotidiana.
      Macciccio il mio captcha! Ebbravo!

      (ettor sottsass)

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  10. Ma che bel post!!!
    Mi sono venuti gli occhi lucidi! *_*

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    1. No eh! No eeeeeh!
      Ha appena smesso di frignare lillina! Ora cominci tu?!
      Contegno! Che diamine!

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  11. Caro K.,
    leggendo il tuo racconto ho avuto modo di rivivere alcuni spaccati dei primi anni della mia vita, compresa la Simca 1000 grigia; e di questo te ne sono debitore. Grazie.

    Come ti è sembrato Angeli e Demoni ? Ciofeca, vero ?

    Un abbraccio

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    1. Ciao
      Angeli e Demoni mi ha fatto cadere le palle quando buttavano lì delle frasi moraliste e del tutto superflue e prive di fondamento nell'ottica di tutelare la posizione pro-chiesa nel confronto critico hollywoodially correct.
      A parte questa tara di ipocrisia... ehm... come dire... a me piace vedere certi film con ammazzamenti e indagini arcane mentre faccio ginnastica sul pavimento.
      Diciamo una avventura alla Steven Seagal dopo un corso di simbologia Cepu. ;)

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    2. Ma ti fai cadere le palle per così poco? Stavi guardando un film Hollywoodiano mica un servizio giornalistico.
      A quell'ora la ginnastica meglio farla altrove .

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    3. Infatti io me lo sono goduto in quanto tale. Certe frasi moraliste non mi fanno né caldo né freddo ovviamente. È soltanto che guastano pure il prodotto film. Sarebbe come fare un film sui Longobardi e metterci dentro delle frasi riferite alla Padania. Perdono di credibilità pure i Longobardi! E anche il professor Langdon! Tutto preciso e tagliente d'intelletto, e si sorbisce serenamente le vaccate di saggezza ecclesiastica stando zitto come un chierichetto?! :D
      Sarei curioso di sapere se nel libro ci stanno quei passaggi e quelle atmosfere da arruffianamento cattolico.

      Dici che dovrei andare alle undici di sera a fare ginnastica in mezzo ai giardini pubblici di Porta Venezia? Che senso avrebbe?!

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    4. Dissento, su quanto dici sul prof Langdon non era mica lì per fare la morale sulle vaccate ecclesiastiche, in generale dico che non sempre si può prendere a muso duro chi ci è davanti che non ha il nostro stesso punto di vista, mettici anche che lui non era in casa sua ma ospite in un 'istituzione di cui conosceva perfettamente limiti e orrori e da persona intelligente non aveva bisogno di evidenziarli.

      Dio quanto sei complicato falla sul divano chapta 1 chapta 2, chapta 3......

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    5. Non posso rinunciare al piacere della frase seguente, quindi replico.
      Dissento al tuo dissentire!
      Dico soltanto che, nell'ambito di un romanzo, da parte di un Dan Brown, mi aspetto una caratterizzazione più marcata dei personaggi.
      Non ho letto niente di lui, ma mi pare strano che possa mettere in bocca certe ovvietà (e certi silenzi) ai suoi personaggi. Ne esce svilita la schermaglia dialettica.
      Non che debba scrivere la Divina Commedia, però il tema Chiesa era presente anche nel Codice da Vinci, ma da quel che ricordo non c'era questa dovizia di frasi ipocrite. Evidentemente, in fase di proposizione cinematografica, un conto è ambientare un film intorno al Louvre, un conto ambientarlo in piazza San Pietro.

      Non sono complicato! Sono bonaccione! E proprio per questo mi piace fare il puntiglioso sulle puttanate. Tra poco guardo "Il cattivo tenente" su Rai3, così gettiamo benzina sul fuoco per domani, e ti dico già che faccio ginnastica e pure stretching sul parquet davanti al televisorino! Ecco!
      E ti massacro Nicolas Cage per partito preso, dovesse anche piacermi!
      E dissento dal tuo dissentire il mio dissenso prevenuto.

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    6. Questo tuo dissentire è divertente specialmente perchè muovi critiche all'autore del libro da cui è tratto il film ben sapendo che i romanzi sono altre cose , nei film vengono per ragioni di scene tagliate molte parti e in questo caso l'approfondimento sulla fede , quindi oltre a sminuire la schermaglia dialettica, mette anche il telespettatore in difficoltà nel seguire il processo intuitivo del protagonista nel risolvere il rebus che lo porterà fino a scoprire il covo degli illuminati. Si da troppo spazio all'azione per lo spettacolo facendo perdere una parte importante del romanzo.

      Oddio...quindi sei bonaccione, puntiglioso, prevenuto, aggiungo masochista.
      Oddio ora mi massacri pure Cage...Ti lascio la Mendes, ma lui salvalo, e lo so perchè sei così di cattivo umore sputi l'amina sul pavimento e sul parquet! Io vado a letto...sai è soffice e caldo ...

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    7. Ma guarda che io mica faccio captcha uno captcha due captcha tre! Mica faccio il marines, faccio roba dolce... zzzzzz.
      Io non muovo critiche all'autore del libro, anzi proprio il contrario. Mi sa che la trasposizione, oltre all'inevitabile avvilimento del romanzo come quasi sempre accade (è inevitabile) per tagli, ci aggiunga una patina di compromesso per assicurarsi il favore del "grande pubblico" televisivo.

      Sono bonaccione quando non mi alterano la bonaccia.
      Sono puntiglioso quando mi va di giocare con le puntine.
      Sono prevenuto quando arrivo in anticipo.
      Sono masochista soltanto quando me lo aggiungono, tipo un nido di calabroni nelle mutande.
      Insomma, mi adatto.
      Sono anche versatile, diciamo. Come un pentolino.

      ps: Ok dai, pace. Non te lo tocco il tuo tossico.
      Sono anche conciliante.
      Sono cangiante, insomma. Diciamolo!

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  12. Dato che paventi nozioni di dialetti vari ed eventuali, vediamo se mi stai dietro:

    Da le me bande, s'empara prest a starge dre ai ciani.
    Eri un putel la primo bota che me son ciapà an mordon, quater anni, no ciapivi che avevi fat de mal.
    Mi eri sol na if, engota en tut.
    Forse gevi fat na pecca e no me ricordavi, boh, però la s'era encazada e la m'aveva mola en zaceton sul braz, ca cagna.
    En tredes anni, en ten paes con pu ciani che case, empare vergota.
    Te fas i osi.
    Cando vedes en cian randagio no gias pu paura, el vardes en te gli oci, ge fas capire che ti ses dre a narten, ma che sel ge prova a venirte io, ses pronto a far a pache.
    Empares come mostrarge rispetto ai ciani, che no vas io con la manota a molarge sberloni, ma gias da aver en migenin de rito.
    Ge carezes la testa, che ancia sel voles molarte en zacon, el ga da zirarla tuta e ti potes tirar endré la man.
    Poi sota al mus, che ai ciani ge plas, ge fa capir che no ses ostile.
    Che i ciani l'è i mijori sozi dell'uomo e l'uomo dev eser contento e onorato d'aver zerti compagni...

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    1. Bona fortuna, seita a scriver causì :-)

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    2. Bello mio, io il dialetto lo capisco pure, tranne qualche parola arcana, ma mica lo so parlare e tanto meno scrivere (sono più ferrato in klingon).
      A parte qualche parolina, di quel che scrivi tutto capii e mi fa un piacevole, strano effetto vedere un La Carta così vernacolare.

      Mi mancano questi passaggi soprattutto, se mi traduci:
      "Mi eri sol na if, engota en tut."
      "ma gias da aver en migenin de rito"

      (se la chiave degli Illuminati fosse stata scritta da te, Langdon sarebbe ancora nelle topaie vaticane a scervellarsi per tradurla, can da l'ua!)

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    3. "Mi eri sol na if, engota en tut"
      -Io ero solo andato lì, niente di che.
      "Ma gias da aver en migenin de rito"
      -Ma devi avere un minimo di riguardo
      Vado a cuocere i pop-corn, che c'è Voyager ( Boicotta Nicolas Cage!)
      Ne se vedemo, pota!

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  13. quasi commovente. e son d'accordo con speaker muto sul pezzo che ha riportato, davvero bello quel pezzo lì.

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