venerdì 25 maggio 2012

Cittadini italiani o chierichetti vaticani?

Chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, costringe taluno a compiere o subire atti sessuali è punito con la reclusione da cinque a dieci anni.
[articolo 609-bis, Codice Penale della Repubblica Italiana]

Questi sono i documenti, qualora si volesse leggerli.
Il primo, emesso in data 22 maggio 2012 dalla Conferenza episcopale italiana, contiene le “Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici”. (è possibile scaricarlo in formato word anche da una pagina del sito della Cei)
Il secondo è il Codice Penale della Repubblica Italiana.
In particolare al Libro II Titolo XII Capo 3 Sezione 2, l’articolo609-bis e seguenti contengono le disposizioni di legge in merito a violenza sessuale e abuso su minori.

Tutti i cittadini italiani dovrebbero essere sotto la giurisdizione della Repubblica Italiana, per diritti e doveri; nello specifico i minori, i bambini, dovrebbero essere tutelati dalle leggi italiane, senza distinzioni e senza tentennamenti.
Nel recente documento della Cei vengono ribaditi e ufficializzati i soliti mortificanti vizi di pensiero e procedura della gerarchia ecclesiastica, una “società a parte” dentro il tessuto sociale.

Ai vescovi non viene imposto l’obbligo di denuncia alle autorità competenti italiane, qualora avessero elementi per agire in tal senso. Monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, spiega: “Non possiamo chiedere al vescovo di diventare un pubblico ufficiale: formalizzare la richiesta al vescovo di denunciare i casi di abuso vuol dire andare contro l’ordinamento, del resto su questo problema la cooperazione con la magistratura è un fatto ordinario”.
Il vescovo – bontà sua - “può incoraggiare le vittime a rivolgersi alla magistratura”. La garanzia etica dell’operato dei vescovi poggia quindi sulla buona volontà degli stessi a collaborare con la magistratura; curiosamente poggia sullo stesso codice morale, proprio disattendendo il quale un chierico compie atti di pedofilia. Quindi dove sta la garanzia di comportamento collaborativo?

Sarebbe come se, avendo il fondato sospetto – magari delle prove concrete – che il mio dirimpettaio sevizia i figli minorenni, io non mi rivolgessi al più vicino commissariato di polizia, ma chiamassi al telefono l’amministratore di condominio, il quale mi rassicurerebbe che ci penserà lui a gestire la faccenda.

Prevale il concetto di agire con discrezione, tacitamente, condannare il peccato e non il peccatore. Intanto nel segreto della propria coscienza il peccatore risponde a dio. Farebbe però piacere, alle vittime, che l’evidenza delle prove lo portasse a rispondere anche alla giustizia terrena.

Questi codici d’etica di convenienza vanno bene per i membri di una setta, per dei poteri paralleli, per le organizzazioni malavitose, per le logge massoniche. Non dovrebbero essere tollerati in uno stato civile, perché l’eventuale segreto da confessionale si tramuta in connivenza omertosa e criminale.

Viene del resto ribadito che “i vescovi sono esonerati dall’obbligo di deporre o di esibire documenti in merito a quanto conosciuto o detenuto per ragioni del proprio ministero”, poiché “nell’ordinamento italiano il vescovo, non rivestendo la qualifica di pubblico ufficiale né di incaricato di pubblico servizio, non ha l’obbligo giuridico di denunciare all’autorità giudiziaria statuale le notizie che abbia ricevuto in merito ai fatti illeciti” di abuso sessuale da parte del clero.

La Chiesa, quando serve, sa essere molto perentoria nelle sue prese di posizione: “Eventuali informazioni o atti concernenti un procedimento giudiziario canonico possono essere richiesti dall’autorità giudiziaria dello Stato, ma non possono costituire oggetto di un ordine di esibizione o di sequestro”. E ancora: “rimane ferma l’inviolabilità dell’archivio segreto del vescovo” e “devono ritenersi sottratti a ordine di esibizione o sequestro anche registri e archivi salva la comunicazione volontaria di singole informazioni”.

L’irreprensibilità di facciata viene salvata precisando che “nessuna responsabilità, diretta o indiretta, per gli eventuali abusi sussiste in capo alla Santa Sede o alla Conferenza episcopale italiana” e che “risulterà importante la cooperazione del vescovo con le autorità civili, nell’ambito delle rispettive competenze e nel rispetto della normativa concordataria e civile”.

Nei confini del proprio territorio lo Stato vaticano è libero di gestire come meglio crede la questione della pedofilia, foss’anche depenalizzarla ed elevarla a prova d’ardimento, tentazione del demonio da superare per rinforzare lo spirito e la forza di volontà dei prelati.
Lo Stato italiano dovrebbe invece far sentire forte e chiara la propria sovranità di giurisdizione, con un’affermazione che potrebbe suonare più o meno così: “Tutti i bambini residenti sul suolo della Repubblica Italiana sono tutelati dalle leggi dello Stato, che si impegna fermamente a proteggerli come cittadini minorenni, proibendo qualsiasi intromissione da parte di chiunque operi minacciando sia la salvaguardia dei diritti dei cittadini stessi, sia la sovranità legislativa italiana.”

Su una questione drammatica come la pedofilia, non dovrebbe essere nemmeno tollerata senza replica ufficiale del Governo Italiano l’aperta presa di distanza dalle leggi italiane, soprattutto da parte di un’istituzione che, quando ne ha convenienza, si fa trovare zelante nelle prime file della nostra normativa fiscale, per ottenere gettito dalla dichiarazione dei redditi.

I vescovi, i clerici in genere, possono sentirsi liberi di attenersi al diritto canonico e alle disposizioni della Cei. Qualora la magistratura italiana venisse a conoscenza dei fatti, dovrebbe però essere legittimo a quel punto incriminare quegli stessi vescovi per occultamento di prove, omissione di soccorso e concorso in violenza sessuale ai danni di minori.

Sarebbe utile chiarire se i bambini residenti in Italia siano sotto la sovranità di tutela del tricolore italiano, in quanto cittadini minorenni. O se piuttosto siano da annoverare come chierichetti, sotto la sovranità della bandiera pontificia.

K.

ps: per fortuna leggo ora che qualcuno si sta attivando, nonostante la vergognosa latitanza delle nostre istituzioni: "Incivile omertà"

10 commenti:

  1. Ho letto di questo schifo alcuni giorni fa, chiedendomi come possa lo stato .....
    No non posso continuare a scrivere mi pare di ripetere le stesse parole di sempre mentre la rabbia e il senso di impotenza mi inchioda.
    Li castrerei tutti.
    Mafia, 'ndrangheta, sacra corona unita, camorra e chiesa.....non trovo differenze

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  2. Anche io, caro amico dall'elmo arrugginito ma dal cervello fino, non sono un pubblico ufficiale e quindi potrebbe anche accadere che se vedessi casualmente, diciamo putacaso, qualcuno che malmena più che volentieri un prete pedofilo, mi potei girare dall'altra parte, magari a guardare il tramonto.
    Se qualcuno poi lo investisse con un tir, io potrei essere impegnato a legarmi le stringhe delle ciabatte.

    Cambiando poi discorso, ma nemmeno poi di tanto, mi piacerebbe sapere se Paolo Gabriele "il corvo", l'assistente di camera di Papa Benedetto XVI, è un cittadino italiano, perchè nel qual caso pretenderei che fosse liberato, visto e considerato che pretendiamo che lo facciano con i Marò in India.
    Ritiriamo il console dalla Città del Vaticano.

    Un abbraccio.

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    1. Già, chissà perché non si ribadisce senza timidezze la sovranità di bandiera dello Stato Pontificio, come fosse una nave in mezzo al nostro mare peninsulare. Massima garanzia di autonomia e guai a metterci becco. Così, per contrasto, appena mettono fuori la testa, sono sotto la sovranità dei nostri vessilli.
      Sotto assedio bisogna metterli, con catapulte caricate a palle incendiarie di merda e metano.
      "Prelati! Ridateci Gabriele e noi vi ridiamo Bertone e Bagnasco, che uno dei nostri vale almeno due dei vostri!"

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  3. Appoggio Il Granduca, Gabriele libero!!

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    1. E io mi devo appoggiare al muro per prendere in braccio quanto detto qua sopra, interlocutori compresi.
      ...............
      o_o
      .............
      Minchia, lillina! Com'è che pesi più del Granduca?!

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    2. E che ti stavo portando due teglie di tiramisù....e poi il Granduca non ha due chili di poppe ;)
      Sei orribile ahhahahaah

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  4. Purtroppo Paolo Gabriele è cittadino dello Stato Vaticano, quindi un extracomunitario.
    Bisogna trovare un altro casus per l'assedio.

    Quando leggo queste notizie, quando sento parlare certi personaggi, capaci di spaccare il capello in 12, infischiandosene del capello, mi viene la gastrite.

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    1. Non la meritano la tua gastrite.

      "Dice MM che non si può fare! Sì, sì! È una fonte attendibile, affidabilità massima! Riportate le mucche nelle stalle, niente catapulte per adesso. Ma tenetele bel oliate."

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  5. Lo Stato Italiano dovrebbe chiaramente essere totalmente autonomo e distaccato in materia politica, legiferativa ed altro cosa che purtroppo non è assolutamente ma la colpa di questo a ben vedere e tutta e soltanto nostra.
    La Chiesa oggi 2012 non possiede alcun esercito, ergo non può imporre proprio nulla con la forza delle armi, come disse Stalin a Pierre Laval "Quante divisioni ha il papa?" da ciò ne deriva che il potere che oggi detiene la Chiesa deriva oltre ovviamente dal denaro che possiede principalmente dall'importanza che noi gli attribuiamo ( dalla quale a ben vedere deriva anche il denaro posseduto dato che la Chiesa non produce assolutamente nulla).
    Basti pensare a come andarono i referendum sulla procreazione assistita, su come ancora oggi si riesca a boicottare l'educazione sessuale nelle scuole o la stesura di leggi serie e moderne circa le coppie di fatto.
    La verità è che in Italia a professarsi atei sono in tanti ma poi al dunque ad esserlo veramente siamo in quattro gatti, gli altri inveiscono contro tutte le religioni, bestemmiano a nastro ma poi basta che una/o devoto gli chieda di sposarsi in Chiesa e si genuflettono davanti al primo "padre Carlo" che gli capita.
    Buona giornata K

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  6. @lillina: la differenza tra mafie e chiesa è solo che c'è ancora tanta troppa gente che crede che la chiesa faccia del bene.

    Io ho seguito con molto interesse la vicenda dell'istituto per sordomuti Antonio Provolo di verona, su 67 presunti casi di abusi sessuali e pedofilia avvenuti tra la fine degli anni '50 e il 1984 e, vedere il modo sfacciato in cui il vescovo e vari preti si sono difesi mi ha dato la nausea. Ovviamente, anche con le confessioni di decine di sordomuti non si è arrivati al nulla. E, quando c'è di mezzo la chiesa, è sempre così.

    Per altro i miei genitori hanno frequentato quello stesso istituto ed anche se, fortunatamente, non sono mai stati molestati, mi hanno raccontato cose disgustose accadute a dei loro compagni. Tipo che ogni tot, i responsabili dell'istituto prendevano il ragazzo più carino e lo portavano come "regalo" al vescovo di verona per farglielo scopare.
    Quindi, ovviamente, le violenze non accadevano solo all'interno di quell'istituto ma, molto più probabilmente sono uno schifo radicato nel clero. E' una specie di usanza di merda.
    La chiesa è un cancro.

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