domenica 5 giugno 2011

Χρόνια πολλά Amarilla!

Tempo addietro discorrevo con un ingegnere.
Il tema era il fatidico bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto.

Io argomentavo che da quale prospettiva si guardasse il livello del liquido nel bicchiere non poteva essere indizio automatico di soggetto ottimista o pessimista.

Ci sono circostanze nelle quali bisogna ricercare sempre il meglio e quindi il bicchiere va visto mezzo vuoto. Un collaudatore della Ferrari deve essere un “pessimista professionale”, altrimenti se si fa andar bene qualunque cosa, non ricaverà mai il meglio dai suoi collaudi.

Magari alla fine ci si accontenterà anche del bicchiere pieno a un quarto, ma in certi frangenti bisogna cercare di riempirlo fino all’orlo, bisogna sapersi non accontentare.

L’ingegnere soppesò i due piani interpretativi, per poi schiantare le mie due variabili “sfera professionale”, “sfera caratteriale” con una tipica valutazione ingegneristica.

E l’ingegnere parlò: “Un pessimista vede un bicchiere mezzo vuoto, un ottimista vede un bicchiere mezzo pieno, un ingegnere vede che si sta utilizzando un contenitore di dimensioni inadeguate”.

Certe considerazioni zen ti fanno incazzare. Perché se è Burt Simpson a dire che “In una foresta disabitata un albero cade senza fare rumore” tu ridi a un innocuo cartoon.

Ma se ad aprirti certe prospettive esistenziali è un ingegnere minchione, che per giunta ti sei ritrovato tra le palle quando avevi sette anni e da allora continua a millantare lo stato anagrafico di secondogenito in un nucleo familiare di quattro persone, beh in questo caso la situazione si complica.

Convivere con un ingegnere – modello “brother” non è cosa facile. Immancabilmente ti rendi conto che avresti potuto sopprimerlo nella culla proprio nel momento in cui non ti è più facile sopprimerlo.

Il Destino, nella sua infinita saggezza, ha però pensato a tutto.
Scorrendo la storia dell’umanità si scopre che di fronte a un bicchiere mezzo vuoto, ci pensa sempre qualcuno prima o poi a riempirlo.

Così lo scozzese Alexander Fleming ha messo a punto la penicillina, Edward Jenner ha scoperto il vaccino contro il vaiolo, e recentemente la greca Amaryllis Rizou si candida al nobel della mia riconoscenza per aver debellato la perniciosa Ingegnerite domestica.

Da qualche anno ormai l’ingegnere è andato a vivere, ops, a funzionare, a Londra, con la pompa cardiaca traboccante d'amore.
E da là scassa ogni tanto via chat, ma è comunque un bel boccale pieno di giornate senza rotture di coglioni rispetto all’averlo costantemente tra le palle.

A inizio settembre arriverà l’iniezione letale chiamata “matrimonio” che porrà tra me e lui i dogmi della gerarchia di tutti i preti barbuti ortodossi.

Si tratta solo di tenerlo fermo e buono fino ad allora, assecondarlo, sedarlo con palliativi e placebi affettivi di circostanza, finché in una clinica ortodossa di Hagios Haralambos, a Mykonos, Amaryllis prenderà in consegna l’ingegnerite a vita (una santa!).

Oggi Amaryllis compie gli anni, e a me una simile data non può passare indifferente.
Di fare gli auguri alla mia futura cognata mi interessa emotivamente quanto guardare una finale di Champions fissando il portello di un forno a microonde.

Ma alla cara Amarilla, alla Giovanna d’Arco che si appresta a liberare definitivamente la Parigi della mia quotidiana esistenza, auguro di cuore il più felice e duraturo dei matrimoni.

La rottura di balle di dover andare in aereo fino in Grecia, ricordarmi di fare gli auguri ad AR... sono tutte piccole gocce traboccanti dal bicchiere del "finalmente ancora solo al di qua della Manica!"

Oggi il bicchiere non è né mezzo vuoto né mezzo pieno.
Oggi il bicchiere si chiama Amaryllis ed è un contenitore nel quale mio fratello (sesso a parte) sta dentro perfettamente.
A vita.

Quindi buon compleanno Amarilla!
Χρονια πολλα και να τα εκατοστησεις, Amarilla.

K.

2 commenti:

  1. Non frequenti ingegneri, frequenti sfigati. E' tutto lì.

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  2. beh, le due categorie non sono affatto sovrapponibili, diciamo che la sfiga è piuttosto mia nell'essere sovraesposto a una problematica convergente dove la componente "ingegnere" e la componente "fratello" si fondono in un punto di fusione che sprigiona pura energia quotidianamente rinnovabile denominata "soggetto rompicoglioni"

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