sabato 18 giugno 2011

In piedi, e a fronte bassa: passano i pastori

China su fronte, si ses sezzidu pesa!
ch'es passende sa mezzus Italia.

Non penso che Felice Floris, pastore in Sardegna, sia particolarmente alto di statura.
Non lo era nemmeno Ernesto Bravin, contadino in Friuli.

Lo ricordo con la schiena curva sotto il peso del telone gonfio di fieno, falciato, rastrellato, inforcato, ingroppato e trasportato a schiena.
Ha condotto un’esistenza silenziosa, mio zio, lavorando sotto il sole, dall’alba al tramonto.
Ed era di poche parole anche Geremia, il pastore di pecore in quei luoghi alle sorgenti del Livenza, le quali pecore sì, belavano e scampanellavano.

Per me Felice Floris è soltanto il volto di un uomo che ieri sera ha parlato da un palco in un parco di Bologna.
Ho visto una faccia abbronzata e segnata dal sole, come era quella di mio zio.
Ho ascoltato le parole di Felice: non una parola superflua, tutte parole scandite e piene di significato, scolpite come pietre, piene d’esperienza, e anche di dolore e dignità violentata, negli occhi lucidi.

Ernesto è morto dopo una vita vissuta onestamente, accudendo come due regine le sue adorate mucche, Colomba e Colombina.

Probabilmente anche Felice e tutti i pastori sardi avrebbero preferito stare lontano dalle luci delle riprese televisive. Anche loro preferirebbero guadagnarsi da vivere lavorando, in silenzio, nell'anonimato di un'esistenza onesta; riservando le parole e i sorrisi alle persone che hanno nel cuore.

“Tutti in piedi! Entra il Lavoro!” Già, il Lavoro, quello vero!
Io ho un’idea molto chiara di cosa sia “lavorare”. È una legge fisica: lavoro = massa per spostamento.
Il lavoro esige fatica, sudore, sforzo, è un atto fisico, manuale e muscolare.

Così i contadini, i pastori, gli operai, tutti i “lavoratori” faticano e lavorano in silenzio. Ne avrebbero di cose da dire, ma chi lavora non può permettersi il lusso di sprecare fiato ed energie. Forse alla sera, a cena con le gambe finalmente sotto il tavolo, ma quando si lavora si lavora.

Ogni vero lavoro, forse non è il lavoro che uno sogna di fare, ma facendolo, il “lavoro”, a forza di sacrifici e fatica, ti scolpisce e ti tempra il carattere. Impari a sopportare, e cominci a comprendere cosa sia la sopportazione, capisci che ha una soglia, e oltre la soglia non puoi sopportare.

Magari potresti fare uno sforzo per sopportare ancora, che sei ben allenato, ma no, non vuoi più sopportare.
Si arriva a un punto in cui, anche se sei abituato a sopportare, devi reagire; è un fatto di dignità.

E così, anche se sei un pastore, anche se sei un sardo concreto e riservato, alla fine capisci che la misura è colma, capisci che se prima ti pisciavano in testa dicendo che pioveva, adesso sono diventati così farabutti e schifosi da cagarti in testa alla luce del sole, senza nemmeno nasconderlo.

Capisci che l’unica cosa da fare è ribellarti! E i pastori sardi lo stanno facendo. Gli operai della FIOM lo stanno facendo.

Chi lavora lo sta facendo. E gli altri? Cosa fanno gli altri?

Gli altri svolgono professioni.  Fanno gli impiegati, i giornalisti, i bancari, insomma molti appartengono a quella categoria dei cosiddetti "colletti bianchi", sempre puliti perché con l’aria condizionata non si suda.
È nobile e meritevole svolgere una professione. Anche studiare comporta fatica, richiede capacità, merita riconoscimento.

Ma nel settore del terziario troppo spesso le mani morbide, senza calli, tornano buone solo per applaudire a comando. E l'intelletto è asservito all'aumento di stipendio.

Perché i veri nemici dei pastori sardi, i veri nemici degli operai metallurgici, non sono quelli che li sfruttano.
I veri nemici non sono i padroni, i veri nemici sono i servi dei padroni.
Quelli che pensano di valere più di un operaio o di un pastore o di un contadino; quelli che si pensano più degni perché stanno seduti comodi e obbedienti davanti a un computer, quelli che si credono privilegiati perché non svolgono lavori manuali.
Sempre più comodi e sempre più obbedienti.
Sempre più atrofizzati nei muscoli, nei coglioni e nel cervello, e sempre più conniventi.

Io mi sono sentito a disagio ieri sera, ascoltando Felice Floris e Maurizio Landini, mi sono vergognato vedendo inquadrati i volti di migliaia di lavoratori. E ho stramaledetto il giorno che, per un guaio di salute, ho dovuto abbandonare la fisicità del lavoro, per fare l'impiegato.

Fare l'impiegato comporta la stessa dignità di qualunque altro mestiere, ma molti impiegati costituiscono il serbatoio elettorale di questo governo, che è lì democraticamente eletto.

Eletto perché a tanti professionisti del terziario è sufficiente gettare la pastura di un buono pasto, perché si dimentichino delle ingiustizie sociali.
Eletto e perdurante perché tanti, troppi, proprio quelli che hanno avuto la fortuna di poter studiare, non mettono i loro intelletti al servizio di chi è svantaggiato, ma prostituiscono cervelli e informazione al tornaconto per se stessi, per preservare privilegi egoistici e irritanti.

Poiché è facile ottenere il consenso di gente che deve solo fare il piccolo sforzo mentale di porre meno domande, di non guardarsi troppo intorno, anzi meglio non domandare proprio e lavorare con paraocchi e cuffie in testa; così si ascolta buona musica e si produce diligentemente.

Intendiamoci: anche i lavori intellettuali richiedono sforzo e fatica, e i lavori d'ufficio sono utili alla società, tanto quanto quelli nei campi e nelle fabbriche.

Ma, se torna comodo, il cervello si può parcheggiare, le braccia no.
Stando seduti a lavorare, raccontandosela in pausa caffè, è facile dimenticarsi cosa siano i diritti dei lavoratori.

Se fai un lavoro fisico, duro e faticoso, se ti fai fisicamente il culo per vivere, non ti puoi scordare la tua condizione. Non ti puoi adattare a farti andar bene le cose, perché il cervello si può spegnere, ma la fatica fisica rimane.

Così come deve essere duro e faticoso vedere una opposizione fatta da “estranei”, vedere concetti come “diritti dei lavoratori”, “rivendicazioni sociali”, in bocca a intellettuali e giornalisti scodinzolanti, da salotto, a gente che si crede di sinistra allestendo mostre, facendo discorsi vuoti in televisione, sempre e comunque con manicure accurate e abbronzature impeccabili.

Ma non è l’abbronzatura di chi lavora sotto il sole. È l’abbronzatura delle docce solari dei centri estetici.
Non è certo auspicabile spaccarsi fisicamente per vivere, ma se qualcuno è costretto a farlo, spesso dipende dal comportamento di altri che non mettono a rischio nulla della loro esistenza lavorativa, per non perdere il diritto inalienabile all'aria condizionata.

Se ancora nel 2011 ci sono lavoratori che si logorano di lavoro, mettendo a repentaglio anche la propria salute, è perché, a volte, altre categorie non si battono, insieme a loro, per tutelare i diritti di ogni lavoratore, e non soltanto quelli della propria categoria, salvaguardati i quali "che gli altri si arrangino".

Spero davvero per i lavoratori che qualcosa cambi.
Ma il nemico non è il ministro Brunetta, un ruffiano farabutto che va a spergiurare e rinnegare le sue stesse parole e i suoi comportamenti, documentati dalle riprese televisive. Se un essere squallido che non ha nemmeno il coraggio delle proprie azioni e delle proprie parole fa il ministro nel governo di un puttaniere pluriindagato, la colpa non è loro.

La colpa è di quella parte della società produttiva, di fascia medio-bassa, che li legittima votandoli, che si arrende prima ancora di provare non dico a contrapporsi, ma nemmeno a confrontarsi.
Quei lavoratori che tutte le mattine passano un badge per entrare in un ufficio, magari di una redazione, infilano le gambe sotto una scrivania, e lasciano fuori dalla porta, sotto lo zerbino, ogni velleità di esporsi e prendersi dei rischi, insomma quella dignità, che pastori, contadini, operai, indossano ed esibiscono orgogliosi in ogni momento della loro giornata, con le loro tute sporche di lavoro e i colli che odorano di fatica.

Solo un idiota affermerebbe che chi lavora d'ufficio e d'intelletto sia meno degno di altri.
Però purtroppo è proprio nelle persone con un diploma o una laurea che i balordi, i mediocri e i ruffiani trovano il ventre molle per affondare il colpo della loro esistenza, politica e non solo.
Affinché tutto si conservi. Affinché nulla cambi.

E magari finisce che a dover salire su un palco a parlare in pubblico per difendere i diritti dei lavoratori siano quelle categorie, come pastori e operai, magari con la terza media, perché chi ha studiato se ne sta rintanato su una sedia, col callo e la colla sul culo, dentro un ufficio, o a parlare di sinistra a un happy hour. Perché sul posto di lavoro ci si adatta a ogni compromesso con la propria dignità pur di non mettere a repentaglio il proprio stipendio.

L’odore di pecora è buono, anche l’odore di stalla è buono, ma soltanto dentro gli ovili e dentro le stalle, nel tepore di Colomba e Colombina che ruminano.
Fa invece schifo l’odore di stalla quando lo annusi dentro gli uffici, nell’aria che sembra pulita e fresca, invece ristagna maleodorante nella bonaccia mentale di persone che hanno rinunciato a credere che qualcosa possa cambiare, che preferiscono ignorare che ci siano altre persone al di fuori della propria busta paga.

La colpa non è di chi ci caga in testa, da qualunque posizione sopraelevata, non importa se dagli scranni del governo o del parlamento.
La colpa è di quelli che, per non mettere a repentaglio qualche privilegio, aiutano a tenere fermi i lavoratori che protestano, così che chi sta sopra, la solita minoranza di farabutti, possa continuare a cagare in testa, prendendo comodamente la mira, senza alcuna fretta. 

La colpa è di una Sinistra che dovrebbe sciacquarsi la bocca prima di pronunciare la parola “sinistra” e anche dopo essersela lavata, quella bocca è ancora troppo sporca d’estetismo, buon sensismo, pacatismo, salottismo e vernissage di mostre e aperitivi, di belle cravatte e portaocchiali sul petto, per proferire parole come “dignità”, “lavoro”, “diritti”, “senso civico”, “partecipazione”, "esporsi", "battersi", "fare opposizione", "difendere e tutelare".

Come strisciano bassi quel mezzuomo di Renato Brunetta e tutti i servi dei padroni, fossero in Parlamento o in qualunque anonima azienda.

E che statura di giganti hanno per me Ernesto Bravin, Felice Floris, Maurizio Landini; e tutti quelli che si comportano sempre come se i loro figli fossero presenti, a guardarli, a imitarli, a imparare da loro come ci si comporta per “essere degni”.

Finché i servi continueranno a fare i servi, sarà davvero difficile che il vento soffi a dovere. Impresa ardua quella degli operai e dei pastori, che hanno contro un pericoloso gregge, di tanti individui indolenti e apatici che si lasciano docilmente tosare.

Ecco la maggioranza silenziosa e strisciante, ecco spiegato perché ci lamentiamo di una minoranza di farabutti e poi, immancabilmente, li ritroviamo sempre saldamente al loro posto, grazie anche al loro serbatoio elettorale, adeguatamente oliato e foraggiato.

Solo quando accadrà che tutti i lavoratori cambieranno, allora davvero tutto cambierà, ma proprio tutto.

Perché i diritti non si chiedono, i diritti si pretendono e si conquistano. E si difendono.

Fino a quel giorno, quando incroci un contadino o un pastore o un operaio:
Abbassa la fronte, se sei seduto alzati!
perchè sta passando la migliore Italia *

* liberamente tratto dall’inno della Brigata Sassari

Grazie di cuore a tutti coloro che sono saliti ieri sul palco a tenermi lezione di vita, lavoro e dignità.

Aioh!

K.

7 commenti:

  1. Purtroppo queste "lezioni di vita" saranno sempre meno perchè ormai questo è un paese morto e per vederlo migliore si deve aspettare che rinasca.

    Chameleon

    RispondiElimina
  2. Grazie molto bello aggiungerei decine di nomi a quelli che fai uno in particolare Primo Tascini che ora non c'è più e che è stato il nonno adottivo di mia figlia quando ci siamo trasferiti a vivere in Umbria, proverò a scrivere qualcosa al riguardo, lo merita.

    RispondiElimina
  3. @giovanni:grazie a te. Mi fece molto piacere che quando lo inoltrai al Movimento Pastori Sardi, mi risposero ringraziandomi e pubblicandolo sulla loro pagina Facebook.
    Sono gratificazioni che esulano dai parametri della Banca Centrale Europea.

    RispondiElimina
  4. Non puoi essere così cinico da non tenere in conto i parametri della Banca Centrale Europea.

    RispondiElimina
  5. Grazie di dimostrare di aver ancora fiato in corpo, Kisciotte caro, per questa nuova Resistenza.
    Ti voglio molto bene per quanto hai scritto: contiene quella 'forza morale' evocata da Gramsci che nella sostanza non anima e nobilita più alcun intellettuale, politico, o cittadino pensante che si ritenga 'responsabile'e si ponga idealmente dalla parte di chi la vita, letteralmente, se la suda.
    Ricordo spesso l' esempio di Simone Weil, la quale si rifiutava di mangiare anche un solo grammo di più della razione destinata ai combattenti al fronte, tacciata di integralismo misticheggiante e passione per la negazione della Vita. Ma l' intellettuale onesto non può sopportare che le sue stesse parole confliggano con le azioni e, non potendo cambiare il mondo, cerca responsabilità ed azione in sé stesso, fornendo vivo e tangibile esempio.

    La lotta per la sopravvivenza, il lavoro delle mani, è anche la mia realtà di oggi, perché la vita può venire d' improvviso stravolta da un evento, da un capriccio della sorte, dalla somma di errori.
    Convivono così in me le due cose: quello che sono stata e quello che sto imparando ad essere oggi, 'stelle e stalle', reminescenza di certezze e totale precarietà. Magari non ce la farò -ché in certe condizioni l' impermanenza è sovrana-, ma, vada come vuole,la mia anima è salva.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Morena, sei un tesoro.
      Il tuo apprezzamento per me vale molto (come pure vale quello di Giovanni, altra "entità blogger" che sempre mi offre concretezza quando scrive), proprio perché viene da te.
      In quelle anse del fiume Vita sono passato anch'io, ma forse in un percorso differente.
      Inizialmente frequentai le stelle intellettuali (e mi trovai in un cielo astratto) quindi coraggiosamente entrai nelle stalle della vita, con tutti gli odori concreti respirati ogni giorno. Oggi purtroppo, per un limite fisico di salute, ho dovuto far ritorno ai cieli stellati, che magari vanno bene ai lettori di poesie (nemmeno ai poeti), ma io baratterei tutto il firmamento degli intelletti astratti per una sola ora di stalla.
      Là sì la mia anima era salva e radicata. Ora è soltanto svolazzante e in balia del caso.
      Grazie ancora, il tuo commento mi ha impreziosito.

      Elimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.