“Così possono stare a casa a curare i bambini": con questa motivazione un’azienda annuncia il prossimo licenziamento rigorosamente solo di donne. Nell’articolo apparso su “La Repubblica” i dirigenti dell’azienda precisano che bisogna tenere conto che "quello portato a casa dalle donne è comunque il secondo stipendio".
Seguono immancabili comunicati di protesta e solidarietà da parte di sindacati di categoria e colleghi maschi - pronti ovviamente a entrare a lavorare appena è il momento di scegliere tra il proprio destino e quello altrui (leggasi individualismo vs collettività; salvare il proprio orticello vs battersi per una riserva naturale nella quale vivere tutti meno peggio).
Dunque, proviamo ad andare oltre le solite frasi stereotipate e relativi profili umani da risonanti tamburi vuoti.
Limitiamoci al concetto di nucleo familiare, luogo ideale dove trovare la leva tanto cara ai proclami che si fanno in simili circostanze: i figli… i figli!
E non mi semplifico la situazione citando gli extracomunitari che crepano in fondo al Mediterraneo mentre vengono in Europa alla ricerca di sopravvivenza. (Perché anche loro figliano, anche loro hanno bambini piccoli, magari ancora in grembo, magari belli gonfi, ma non di pappe, ma di acqua ingurgitata mentre annegavano dopo il naufragio e prima di adagiarsi placidi sui fondali prospicienti la civile cristianità.
Limitiamoci alle famiglie italiane.
È un dato di fatto che la spaccatura del tenore di vita economico è sempre più marcata.
Da una ci sono quelle famiglie che non riescono a mettere insieme mezzo stipendio in un mese.
Dall’altra ci sono quelle famiglie che di stipendi ne hanno due; marito e moglie.
Se si vuole accettare l’idea che prima ancora di essere uno Stato Sociale siamo una Società di gente che s’aiuta, ebbene, dobbiamo farci una ragione che le opportunità di stipendio (posti di lavoro) vanno ridistribuiti equamente tra i nuclei familiari.
Non importa se stia a casa l’uomo o la donna, ma se una famiglia non ha reddito e una ne ha due, uno dei due lavoratori sta a casa.
Non si entra nel merito se spetti a una donna stare a casa a curare i figli: sono scelte che ogni famiglia, marito e moglie, fanno al loro interno; e se una donna ha meno libertà di scelta di un’altra, beh, che vi devo dire, ognuna ha il marito che si merita, e la legge all’occorrenza prevede il divorzio.
Sarebbe bello un mondo dove c’è lavoro per tutti, dove quando ho voglia di una fetta d’anguria fresca sotto il sole battente arrivi all’istante una vergine scandinava a offrirmi l’anguria dicendomi “Prima possiedimi su quel giaciglio fiorito all’ombra della quercia, assaggia il dolce nettare del bocciolo della mia rosa mai prima elargita, poi , colma di gratitudine, ti imboccherò squisiti pezzi d’anguria”.
“No grazie! Ok per deflorare i petali della rosa ecc. Su quello ci accordiamo facile. Però l’anguria mi piace addentarla intera dalla fetta, altrimenti mi sento mezzo coglione e mezzo fighetto. Patti chiari, scopata lunga!”
Fino ad allora dovrebbe funzionare che un coniuge lavora e uno sta a casa, per ogni famiglia.
Ed è ovvio che arriva l’obiezione “Ma così finisce che stanno a casa solo le donne, perché lo stipendio più corposo è quello del marito e quindi il SUF (Stipendio Unico Familiare) è il modo ideale per relegare le donne a fare le casalinghe, massaie, levatrici, mamme”.
Eh no! Qua dentro questi piagnistei femministi non attaccano.
Perché Kisciotte è oltre le vetuste categorie del maschilismo e del femminismo.
Anzi Kisciotte è sopra. Io ci piscio in testa ai maschiettisti e alle femminucciste.
Alla donna si garantisce lo stesso stipendio degli uomini, fatte salve tutte le distinzioni senza ipocrisia alcuna dove le differenze esistono per natura. Penso ai lavori muscolari dove va privilegiata la paga maschile (producono di più), ma le donne dovrebbero riscattarsi non male nei lavori intellettuali, visto che mediamente ci mettono in saccoccia come e quando vogliono.
Perché Kisciotte è oltre le vetuste categorie del maschilismo e del femminismo.
Anzi Kisciotte è sopra. Io ci piscio in testa ai maschiettisti e alle femminucciste.
Alla donna si garantisce lo stesso stipendio degli uomini, fatte salve tutte le distinzioni senza ipocrisia alcuna dove le differenze esistono per natura. Penso ai lavori muscolari dove va privilegiata la paga maschile (producono di più), ma le donne dovrebbero riscattarsi non male nei lavori intellettuali, visto che mediamente ci mettono in saccoccia come e quando vogliono.
Ovviamente si può anche optare per lo Stato di Natura, ovvero ce ne freghiamo della solidarietà dello Stato Sociale e facciamo valere, come per le altre specie animali, la legge del più forte: gli esemplari più intraprendenti e meglio attrezzati vanno avanti, gli altri soccombono.
Però la Natura non la si imbriglia quando torna comodo, poi la Natura fa il suo corso, e magari una sera una famiglia a doppio reddito se ne sta tranquilla a guardare la pay tv su schermo piatto ultramoderno e bambini strabordanti pliche di lardoso obesismo da pantaloncini griffati. E sente suonare il campanello, e alla porta ci sono i coniugi di una famiglia a zero reddito che brandiscono spranga e mannaia (il bimbo in stracci regge un lanciafiamme)…
La Natura ama la spontanea, viscerale esternazione dei sentimenti.
La Natura ama la spontanea, viscerale esternazione dei sentimenti.
Quindi il problema non è che vogliono licenziare le donne perché possano fare le mamme, il problema è che non verifichino quali di loro hanno il marito che lavora, e in quel caso si lasciano a casa quelle che possono fare le “mantenute”. E un attimo prima si sono convocati anche i maschietti per vedere quali possano permettersi di fare i “papà mantenuti” mentre le mogli lavorano.
Finisco radendo al suolo la classica obiezione che va di moda in questi tempi di ributtante capitalismo perbenista piangimiseria a ufo: al giorno d’oggi occorrono due stipendi a una famiglia per poter campare.
Traduco: al giorno d’oggi occorrono due stipendi a una famiglia per potersi permettere la qualità della vita cui siamo abituati (qualità della vita = benessere economico e piaceri annessi) noi straminoranza umana ultraprivilegiata in questo lembo di mondo chiamato Europa.
“Brava! Cioè, fammi capire!” (minuto 11,50) Siccome occorrono due stipendi per vivere, continuiamo a lasciare alcuni con mezzo o zero stipendio, così gli altri possono farcela a vivere con due stipendi?!?! Non fa una piega!
Bellezze e bellezzi, credo che l’hic et nunc imponga di stare un po’ peggio tutti per sopravvivere tutti un poco meglio. E ricordiamoci che ho lasciato fuori dal computo tutti quegli indigenti del terzomondo che hanno il culo di aver taaaaanto tempo libero per poter accudire i figli, se non crepano subito.
Ma se si vuole continuare a fantasticare, chi più contento di me che ora come ora a tutte le famiglie siano garantiti due lauti stipendi per vivere?!?!
Per me una figa vergine e una fetta d’anguria, grazie! Anzi due.
Di fette d’anguria.
K.
Perché non aggiorni più?
RispondiEliminanon ti starai tirando indietro perché il male ed il potere hanno un'aspetto così tetro...
@Cerex olà moschettiere del Minimo Necessario. No, no non è la paura a farmi paura. Il fatto è che ultimamente ho errato commentando altri blog. Francamente non so se delle due accezioni del verbo, sia stato solo un andar ramingo.
RispondiEliminaE sto ricadendo pure ora nell'errare... e tra le mie stesse mura per giunta e poffarbacco! Faccio prima a dedicarti il prossimo post.
Mi do una grattata ai coglioni per riordinarmi le idee e poi principio. Grazie per essermi stato d'inchiostrico pungolo.