Parola
Parola che
Due parole
Parola carica di
E già sono tre parole
significati
E già sono tre parole
significati
Carica, troppo
pesante per noi
da reggerne il peso
Fardello greve
per bocche marce
Parola che vale
indipendentemente
In Di Pen Den Te Men Te
Senza dipendere da
noi
Noi che soltanto corde vocali
Le nostre mani mollette
E sulle corde pensiamo di appenderle
ad asciugare
al sole dei pensieri
nostri
Erroneamente pensiamo
Parole stanno sui fili stesi
libere come rondini
Alle loro ali noi stiamo
aggrappati
Appesi a seccare, essiccare, rinseccare, inseccare
Accartocciare
contorti e muti
Senza nulla da dire
valendo
quel poco delle nostre parole
quel tanto dei nostri silenzi
Mentre le parole valgono
Indipendentemente
Libere
da noi
schiavi e servi
indegni di tante
Parole
K.
K.
Mi è sempre sembrato quasi indiscreto commentare una poesia (spesso, se non sempre, sinonimo di un'intimità dell'autore)e quindi, conformemente alle tue parole, opto per il (a volte) meraviglioso silenzio.
RispondiEliminaBuona giornata al nostro poeta :)
le parole sono come sassi, a volte lanciati negli stagni, creano quei vorticosi giri, smuovendo putridume, altre volte sono sassi e come tali fanno molto male se lanciati senza motivo, poi ci sono parole che guariscono, le più difficili da trovare ma liberatorie ed infine ci sono parole che danno felicità rare e preziose, il silenzio è sempre greve.
RispondiElimina@ S. Penso che l'autore intendesse celebrare l'importanza del Silenzio, il Silenzio che sta in ascolto, in una situazione attuale nella quale siamo tutti sovraesposti all'indisciplinata possibilità di fare abuso di eccessivi sproloqui, spesso parlandoci sopra l'uno sull'opinione dell'altro, sovrastando i nostri pensieri, approfittando di ogni pausa di suono per riempirla subito di parole. Spesso ridondanti. Quasi sempre maltrattate. Raramente centellinate.
RispondiEliminaIl Silenzio nella sua densità e capacità di meditare in se stesso, dovrebbe essere sempre greve. Greve e al contempo ristoratore. Troppo spesso, almeno secondo me, è un luogo del quale molti "grammofoni" hanno terrore.
Poiché nel silenzio rimbomba l'eco della propria voce, quella parola a volte non espressa.
E magari non necessariamente esprimenda.
@ Obi: Una poesia è sospensione di flusso logico-razionale. Il quale cede spesso il calamaio a un'istintualità espressiva, che ricerca primariamente l'espressione di sè e non tanto la comprensione. Diventa quindi, come tu dici, difficile calarsi nel terreno della compartecipazione critica, trattandosi di un'entità che non cerca tanto il consenso, quanto l'appagamento del proprio bisogno di esistere.
RispondiEliminaSarebbe come cercare di convincere un'altra persona dell'emozione che si può provare davanti a una distesa di girasoli baciati dal sole o a una mucca in una stalla che dà la prima leccata al vitellino appena sgravato e ancora fumante.
Sono momenti che si possono amare, ma che non si possono capire, e tantomeno spiegare.
Magari descrivere diversamente, questo sì.
non sono d'accordo, ovviamente il poeta e' libero di pensare il contrario, ma partendo dal presupposto (mio ovviamente) che il silenzio non esiste, in quanto anche nel silenzio interiore ci sono pensieri che vengono a galla seguendo un fluire di parole...il silenzio inteso come pausa del ridondante rumore prodotto dalla vita, propria e degli altri, non e' silenzio e' nevrosi! Scusami ma io vivo di parole, vuote e piene, queste sono la mia ancora alla vita e dunque linfa vitale.
RispondiEliminaPerfetto.
RispondiElimina:)
@ S.: secondo me non è una ricerca di accordo o dissonanza. Qua si tratta di cogliere, ognuno a proprio modo, la sonorità che si vuole dare alle parole (della poesia in questo caso). Calandosi su un confronto logico, allora io concorderei con te che il Silenzio, inteso come spazio vuoto, privo di ossigeno, dove il suono non può generarsi, è addirittura mortale per l'essere umano. Nello spazio aperto noi periamo e con noi anche le nostre parole interiori.
RispondiEliminaQuesto tipo di silenzio, magari legato a ostilità relazionali patologiche, è sicuramente nevrosi.
Penso invece che ciascuno, nella misura in cui si sveste della propria arroganza di unicità irripetibile, dovrebbe provare a trattenere dentro di sè molti pensieri (tacite parole) che, una volta uscite (parole rivelate), contribuiscono a generare confusione e autocompiacimento.
Non penso che il Silenzio, così inteso, magari come dialogo con se stessi per poi meglio dialogare con gli altri, venga ritenuto nevrosi, nè dai pensatori orientali, nè dagli eremiti, nè da chi non ha paura, talvolta (altrimenti è maniacalità rischiosa) di stare solo con se stesso.
Come te mi nutro di parole o piuttosto grazie alle parole (non potrei chiedere pane al panettiere senza dirgli "per favore, quattro michette"), ma non sarebbe male evitare di battere moneta a ciclo continuo.
A parlare troppo e senza freni la parola, come la moneta, si svaluta, ne circola troppa, e perde di valore. Oltre che di credibilità.
adesso ho capito, grazie della esaustiva spiegazione :)
RispondiElimina@ S.: grazie a te prima di tutto dei giriingiri da queste parti e poi di avermi offerto l'occasione di sperimentare "una prima volta", sulla quale rifletterò, prosaicamente, in un futuro post.
RispondiEliminaAllora spiegherò il significato di "una prima volta".
La spiegazione esaustiva mi ha reso un poco esausto e un cicinino "nevrotico" nello sciabordio di parole (che possono assordare come un silenzio) ;) ciao, alla prossima
non so perché, ma " una prima volta" mi suona come qualcosa di " sinistro" :)
RispondiEliminametterò un paradenti nel caso :)))
hai mai notato come le parole Silenzio e Sileno siano simili? beh, non è un caso.
RispondiEliminaSileno ama il Silenzio.
Sileno viene su ali silenti
RispondiElimina(dalla raccolta "Lapidario come un lampadario")
Con passo felpato mi permetto di depositare un omaggio a questo post.
RispondiElimina:)
Dire: fare(2)
di Octavio Paz
Idea palpabile,
parola
impalpabile:
la poesia
va e viene
tra ciò che è
e ciò che non è.
Tesse riflessi
e li stesse.
La poesia
semina occhi nella pagina,
semina parole negli occhi.
Gli occhi parlano,
le parole guardano,
gli sguardi pensano.
Udire
i pensieri,
vedere
ciò che diciamo,
toccare
il corpo dell'idea.
Gli occhi
si chiudono,
le parole si aprono.
@La Eta: l'ho letta, grazie anche a nome del post :o)
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